Villa d’Este
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- Piazza Trento, 5 - 00019 Tivoli
- 199.766.166
- www.villadestetivoli.info
La Villa D’Este di Tivoli è un capolavoro del Rinascimento italiano e figura nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.
La storia della villa è legata alle vicende del cardinale Ippolito II D’Este: per l’essenziale contributo dato dal cardinale alla propria elezione, nel 1550 papa Giulio III del Monte volle ringraziarlo nominandolo governatore a vita di Tivoli e del suo territorio. Il cardinale arrivò a Tivoli il 9 settembre e vi fece un’entrata trionfale, scoprendo però che gli sarebbe toccato di abitare in un vecchio e scomodo convento annesso alla chiesa di Santa Maria Maggiore, edificato secoli prima dai benedettini.
Ippolito era abituato a ben altro, nella sua Ferrara e anche a Roma, ma l’aria di Tivoli gli giovava e inoltre – grande cultore di antichità romane – era molto interessato ai reperti che abbondavano nella zona. Sicché decise di trasformare il convento in una villa. Questa sarebbe dovuta essere la gemella del grandioso palazzo che stava contemporaneamente facendo costruire a Roma, a Monte Giordano; in modo che, mentre il palazzo romano doveva servire ai ricevimenti “ufficiali” nell’Urbe, la villa di Tivoli fungesse da piacevole luogo d’incontri e colloqui più lunghi e meditati. Non a caso il luogo in cui sorse la villa aveva il nome di “Valle Gaudente”.
I lavori furono affidati all’architetto Pirro Ligorio affiancato da un numero impressionante di artisti e artigiani. La realizzazione della fabbrica seguì però le vicissitudini curiali del cardinale governatore, destituito nel 1555 dal papa Paolo IV Carafa, poi ripristinato nella carica da papa Pio IV nel 1560, poi danneggiato nelle prebende dai pessimi rapporti di papa Pio V con i francesi, che erano da sempre i suoi grandi alleati. Si dovettero inoltre acquisire i terreni necessari da ben due chiese appartenenti a ordini diversi, operazioni che durarono fino al 1566, e convogliare le acque dell’Aniene con nuovi cunicoli che provenivano dalle cascate. Anche i materiali da costruzione creavano problemi: il permesso, ottenuto dal Senato di Roma, di utilizzare il rivestimento di travertino della tomba di Cecilia Metella per i lavori di costruzione della villa, venne successivamente revocato (non prima di aver asportato tutto il rivestimento della fascia inferiore del monumento, lasciandolo come oggi si presenta).
Il cardinale ebbe appena il tempo di godersi la solenne inaugurazione della villa, avvenuta nel settembre del 1572 con la visita di papa Gregorio XIII, e poi morì, il 2 dicembre dello stesso anno.
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Villa D’Este
Villa D’Este: la storia e gli artisti
Nel settembre del 1550 Ippolito d’Este, cardinale di Ferrara, veniva nominato governatore a vita di Tivoli e prendeva possesso dell’abitazione di servizio nel Convento dei Francescani, comprando alcuni terreni nel pendio sottostante il Convento. Tra il 1560 e il 1561 cominciò la trasformazione in giardino dell’area acquistata, con l’installazione delle prime condutture d’acqua. La ristrutturazione e l’ampliamento dell’antico convento, iniziati dopo i primi lavori preparatori del giardino, si svolsero quasi contemporaneamente a quelli dei viali e delle fontane.
Fontana dell’Ovato
La fontana consta di un’esedra semicircolare al cui interno è collocata una grande vasca che riceve acqua proveniente dall’alto, da condutture che attingono direttamente all’Aniene. Oltre una balaustra, sulla sommità della fontana, sono collocate al centro la statua della Sibilla Albunea con Melicerte (figlio della ninfa Ino), a sinistra i fiumi Aniene ed Ercolano. In basso l’esedra presenta una serie di nicchie che formano un ninfeo. Al centro della vasca era collocato un genio marmoreo alato entro conchiglia che dopo un restauro è stato collocato nella vasca della Fontana dell’Organo. Oltre il monte artificiale e la statua del cavallo Pegaso. Considerata la Regina delle Fontane, fu definita dell’Ovato dallo Zappi nel 1576.
Viale delle Cento Fontane
Si tratta di una teoria di fontanelle disposte in tre ordini sovrapposti. In alto sono posti elementi decorativi a forma di barche, alternate a obelischi, gigli e aquile, dai quali sgorga l’acqua alimentata da tre canaletti rappresentanti i tre fiumi Aniene, Ercolano e Albuneo. Nel piano intermedio erano collocati 91 rilievi in terracotta invetriata raffiguranti scene tratte dalle Metamorfosi di Ovidio (oggi scomparsi). La teoria di fontanelle, progettata da Pirro Ligorio sul pendio a monte di un vialetto del giardino che da esse prese appunto il nome, appare oggi completamente deteriorata a causa dell’umiditàa e dell’incuria.
Le Sfingi
Le due fontane, a forma di Sfinge alata dai cui seni rigonfi fuoriesce acqua, sono collocate sul lato opposto del viale delle Cento Fontane. Tale collocazione farebbe pensare ad un progetto interamente ideato da Pirro Ligorio, a cui si devono la sistemazione dell’altro lato del viale e il disegno di tutti gli elementi decorativi.
La Rometta
Si tratta della rappresentazione in miniatura dell’antica Roma e di alcuni monumenti di Tivoli. Il alto, a sinistra, e collocata la gura del ume Aniene che sorregge con la mano il Tempio tiburtino della Sibilla. Piu in basso un’altra
statua ragurante gli Appennini sorregge il ume Tevere. Lungo il percorso allegorico delle acque del Tevere e possibile distinguere la riproduzione in scala ridotta dell’Isola Tiberina, a forma di nave con l’allegoria del dio Esculapio.
Fontana della Civetta
La fontana è collocata all’interno di un prospetto composto da un arco centrale delimitato ai lati da due colonne attorno alle quali si avviluppano dei rami con ori, e da un architrave anch’esso decorato da elementi floreali a mosaico.
Il coronamento, certamente realizzato in seguito a un restauro recente (prima meta del xx secolo), presenta al centro due angeli sorreggenti lo stemma estense e ai lati due figure femminili. In alto sono un’aquila centrale e due gigli. L’intera decorazione è realizzata a mosaico. La fontana fu iniziata da Giovanni del Duca o del Luca nel 1566 e ultimata nelle linee generali da Raffaele Sangallo. Nel 1568 Ulisse Macciolini da Volterra completo tre statue di stucco raffiguranti fauni.
Fontana dei Draghi
Davanti ad un prospetto costituito da un arco centrale e da colonne scanalate ai lati, sorreggenti un architrave con sovrastante balaustra, è collocata una vasca circolare all’interno della quale sono quattro draghi dalle cui bocche fuoriesce acqua. Ai lati è presente una scalinata che sale formando un’esedra.
L’opera, iniziata da Pirro Ligorio, era chiamata originariamente Fontana della Girandola per un complesso meccanismo idraulico messo in opera dal fontaniere Tommaso da Siena che provocava suoni simili alle esplosioni pirotecniche.
Fontana dell’Organo
Si tratta di un imponente prospetto architettonico composto da una grande nicchia centrale, ora occupata da un’edicola a tempietto, ancheggiata da quattro telamoni a braccia incrociate e coronata da cariatidi. Nella parte superiore e un frontone spezzato a volute con al centro l’aquila estense. Nelle nicchie laterali sono collocate due statue di Apollo e Orfeo; nelle lastre superiori scolpite a rilievo sono ragurate scene mitologiche. Fu iniziata nel 1568 da Luca Clerico, scultore e dal fontaniere Claude Venard.
Fontana di Nettuno
Sotto la balconata che delimita la Fontana dell’Organo, al centro di una serie di terrazzamenti, scorre una cascata d’acqua che va a ricadere sopra una nicchia all’interno della quale e inserito il torso di una statua di Nettuno. Da altre vasche di forma circolare e a piu livelli sgorga altra acqua in numerosi zampilli.
La fontana fu costruita nel 1927 e prese il nome di Fontana di Nettino in quanto venne riutilizzato e collocato al centro della nicchia di fondo il torso di una statua non nita risalente al xvi secolo.
Fontana della Natura
L’opera, realizzata in stucco, con fondale riproducente un antro naturale, presenta al centro l’inserimento della statua di Diana d’Efeso, la dea dai numerosi seni simbolo di abbondanza e fecondità. Essa fu costruita lungo il muro di cinta della villa nel secolo scorso, trasportandovi la monumentale statua di Diana d’Efeso, opera dello scultore fiammingo Gillis Van Den Vliete, in origine collocata nella fontana dell’Organo all’interno della nicchia centrale e copia da un esemplare antico della collezione Famese conservata ora al Museo dei Conservatori a Roma.
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