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Gli acquedotti romani

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Le acque che furono portate a Roma ai tempi di Frontino erano incanalate in nove acquedotti così denominati: l’Appia, l’Aniene Vecchio, la Marcia, la Tepula, la Giulia, la Vergine, l’Alsietina, la Claudia, l’Aniene Nuovo.

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Quattro dei suddetti acquedotti romani attraversavano il territorio di Tivoli ed erano: quello dell’Aniene Vecchio, fatto costruire durante la Repubblica Romana nel 273 a.C., attingeva acqua a venti miglia da Tivoli e arrivava fino alla Porta Esquilina in Roma.

Il secondo fu fatto costruire dal Senato Romano nel 146 a.C. per opera del Pretore Q. Marco Re, con una spesa di 210.000 scudi circa, con manodopera degli schiavi. Dal nome del Pretore l’acquedotto si chiamò dell’Acqua Marcia. Quest’acqua era considerata dai Romani la più pregevole per l’uso di bevanda. Detta sorgente aveva origine sotto la zona di Arsoli.

Il terzo, denominato dell’Acqua Claudia, fu iniziato da Caligola e terminato nel 54 d.C. dall’Imperatore Claudio, dal quale prese il nome. Esso prendeva l’acqua da tre sorgenti nei pressi di Subiaco. Sembra che nell’anno 790 fosse ancora in attività. I resti di questo acquedotto sono ancora presenti in gran quantità e questo sta a significare che fu l’ultimo ad essere abbandonato.
Il suo arco che si trova a cavallo della strada Arci, fu utilizzato come fortilizio: vi fu murata una porta per il transito obbligato e fu fortificata la torre soprastante, nel XIV secolo.

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Il quarto, chiamato dell Aniene Nuovo per distinguerlo dal Vecchio fu iniziato sempre da Caligola e completato da Claudio. Attingeva acqua cinque miglia dopo Subiaco. Poiché sembra che durante le piogge pescasse acqua torbida, Traiano fece aprire un nuovo canale in uno dei laghi artificiali sopra la villa di Nerone.

Sembra che Plinio, parlando di questi due ultimi acquedotti, affermasse che essi costarono 1.387.500 scudi, somma, questa, che per la gigantesca opera non sarebbe di certo bastata se non ci fosse stato l’impieg0 di migliaia di schiavi.

Verso la fine del pontificato di Pio IX l’acqua Marcia fu di nuovo incanalata e portata fino a Tivoli, di qui proseguiva per Roma dentro tubature di ghisa, in gran parte interrate, con un percorso completamente cambiato.

Nella stessa zona degli Arci è situato anche il ponte sul fosso, ad una sola arcata, della strada Empolitana, fatto costruire nel 1755 su disegno del Marchese Theodoli.

29 agosto 2014 |

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