Il Travertino Romano ha avuto una grande importanza nel corso della storia quale elemento basilare per ogni tipo di costruzione, costituendo sempre un riferimento durante l’evoluzione sociale e tecnologica dell’uomo, che contemporaneamente sviluppava il suo habitat: dalla singola abitazione allo sviluppo delle città, dall’arredo urbano all’opera monumentale.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Il territorio di estrazione del travertino romano si identifica nell’altopiano che da Tivoli si estende verso Roma, circoscritto tra i monti Cornicolani, Lucretili, Tiburtini, e, a Nord-Ovest, dal bacino del fiume Aniene. Questi rilievi, che sono caratterizzati da una pendenza che a volte supera il 50%, e il cui suolo è costituito sostanzialmente da carbonato, sono soggetti ad una attività erosiva continua ed intensa che ha generato numerosi fenomeni di Karst.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Ai tempi dei Romani le proprietà del travertino erano apprezzate a tal punto da far sì che fosse la pietra principale dell’antica Roma. Infatti il geografo greco Stradone, che visse a lungo a Roma, ricordava nel suo Libro V che il trasporto del “Lapis Tiburtinus” (il travertino) a Roma era molto facile ‘per terra e per mare’. A partire dal periodo tra il secondo e il terzo secolo avanti Cristo, il travertino divenne il materiale privilegiato dell’antica architettura romana.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Il travertino è una roccia calcarea di origine chimica che si forma per precipitazione del carbonato di calcio in prossimità di sorgenti, cascate o bacini lacustri. Durante la precipitazione del carbonato, nel sedimento rimangono inglobati resti vegetali (per esempio, foglie o ramoscelli) e animali (per es. frammenti di piccole ossa).
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Una serie di fasi preparatorie è necessaria prima dell’estrazione. Prima di tutto è necessario rimuovere uno strato piuttosto sottile di terra (50/60 cm) e poi una specie di “cappello”, di spessore variabile tra gli 8 e i 15 metri.
Il “cappello” è una formazione calcarea che negli strati superiori si rimuove facilmente con metodi tradizionali di sbancamento, ma per il livello inferiore e per uno spessore che varia dai 2 ai 5 metri, deve essere frantumato da attrezzature speciali e poi rimosso normalmente.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Il blocco squadrato, una volta trasportato in segheria, deve essere tagliato in lastre. Questo avviene per mezzo di telai a lame diamantate. Queste macchine sono dotate di motori molto potenti che attivano un volano a cui è collegato un telaio di lame diamantate che con movimento alternato tagliano il blocco mentre questo, posizionato su una base mobile, viene lentamente sollevato verso il telaio stesso ad una velocità stabilita per mezzo di enormi e potentissimi martinetti idraulici. La dentatura diamantata delle lame abrade e taglia il travertino. Ci sono anche macchine in cui il telaio scende mentre il blocco rimane fisso.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Blocchi, lastre e sezioni arrivano in laboratorio di lavorazione. La segheria e i tagliablocchi sono sistemi e macchinari che sono molto standardizzati e la loro descrizione è relativamente semplice ed universale, ma per i laboratori, non è possibile dare una descrizione univoca per le differenti tipologie di macchinari e sistemi di lavorazione che vi si possono trovare, al punto che provare ad elencarli è praticamente impossibile.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani
Traendo vantaggio dalle nuove tecnologie di lavorazione del travertino, le aziende produttrici hanno iniziato ad inserirsi tra i fornitori dei materiali da costruzione, aprendo nuove interessanti prospettive all’uso di questa pietra eclettica, che ha la capacità di coniugarsi al legno, alle materie plastiche ed ai metalli.
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18 novembre 2013 | Raimondo Luciani